Maurizio Sacconi, competente ministro del Welfare, pone un questito interessante per la sua novità, disarmante, nella sua semplice logicità:
Perchè non prevedere forme di azionariato dei lavoratori, che se realizzate d’intesa tra le parti, possano consentire a un rappresentante dei lavoratori di avere un posto nel collegio sindacale, sede del controllo sulla trasparenza di bilancio?…
La nostra scommessa è di riuscire a rappresentare insieme le esigenze dell’impresa e del lavoro…
Non è un caso che ci spingiamo a ipotizzare la collaborazione fra imprese e lavoro al punto da prevedere la libera possibilità di attuare forme partecipative dei lavoratori alla gestione dell’impresa.
Tratto da Corsera del 25 maggio 2008, Maurizio Sacconi intervistato da Sergio Rizzo
Perchè questo titolo, apparentemente poco sensato e chiaro?
Perchè voglio proporti quanto mi accade talvolta, quando visito aziende, organizzazioni, studi professionali, per la mia attività.
- Talvolta vedo mondi dove lavoratori e datori di lavoro sono due entità distinte, definite, riconoscibilissime per stile, atteggiamenti e comportamenti organizzativi. Si tratta di ambienti dove i soggetti dialogano in modo formale, vivendolo prevalentemente come necessità, più che come opportunità. Si avverte la distanza, il distacco tra le due aree, tra chi gestisce e la struttura. E lo si avverte a pelle, dopo una breve conoscenza. La puoi trovare, questa distanza, anche nello stile: si fa il necessario, difficilmente quel qulcosa in più che stupisce il cliente, che ti rende unico, che connota irripetibilmente il tuo servizio.
- Altre realtà sono più attente e promuovovono una maggiore attenzione ai collaboratori, al clima, alle dinamiche dei comportamenti organizzativi e gestionali. Qui trovi chi si occupa di RISORSE UMANE. E’ senza dubbio un passo avanti rispetto a prima, ma forse anche tu ci vedi qualcosa di strumentale, anche se spesso ben celato, del tipo: mi prendo cura di te, affinchè tu lavori meglio per me. Non so quanto questo possa reggere, sul lungo periodo, nei confronti delle risorse umane. Se tu vuoi effettivamente che io mi impegni, cresca, superi i miei limiti attuali, assuma un modo di operare che forse oggi non mi appartiene, beh, credo proprio che tu ti debba far carico anche di considerarmi quale persona, oltrechè risorsa umana!
- Questo è quello che avviene in alcune organizzazioni, dove puoi avvertire un clima diverso, dove non cogli i confini tra capi e collaboratori, perchè esistono a livello di organigramma, non di rapporti interpersonali. In questo realtà ci si rende conto che non si getsiscono RISORSE UMANE, ma PERSONE. Chi programma le attività, la formazione, l’aggironamento, i tempi ed i modi dell’ufficio/azienda/studio, non lo fa da un solo punto di vista, nè considerando i dipendenti come variabili dipendenti, anzi. Di chi lo circonda non vede solo lo spicchio LAVORATORE, ma si sforza di vedere tutta la persona, com’è ore e come cambia nel tempo, col bello e il brutto che si porta dietro.
Tu come la vedi?
Dove vorresti lavorare?
In quale di questi tre mondi pensi che daresti il meglio di te?
Sai, personalmente credo nella terza opzione, anche solo perchè la ritengo la più logice e piacevole:
Un ristoratore della mia città, che ha realizzato un’offerta innovativa e sta ottenendo un lusinghiero successo commerciale, trovandosi a gestire un gruppo di dipendenti “internazionale” mi disse:
Per riuscire a mantenere affiatato e unito il gruppo mi sono trasformato in un papà e mi prendo a cuore anche i loro problemi personali.
Pensi sia utile, faticoso, prova di debolezza?
Gestire un’organizzazione presenta tante chiavi di lettura, più o meno efficaci; ti ho voluto proprorre quella che a me sembra più funzionale soprattutto a realta mediopiccole.
Sarà utopia? no, perchè l’ho vista funzionare benissimo. Per questo preferisco considerarla INGENUITA’ LOGICA.
E la preferisco, te l’assicuro, alla LOGICA INGENUA che tende a riproporre comportamento direttivi dei quali si è già sperimentata abbondantemente l’inefficacia, come ad esempio la conflittualità, la contrapposizione, il ritenere che su un’unica barca si possano impunemente attuare strategie diverse, se non opposte.
Emma Marcegaglia, sempre dalle pagine di Corsera (27/5) risponde così:
I sindacati in consiglio? tra quarant’anni.
Facciamo attenzione alla partecipazione dei sindacati nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali.
Adesso la trattativa è sul modello contrattuale, il resto lasciamolo da parte. Tra 40 anni, quando avremo una fiscalità diversa potremmo anche avere i sindacati in cda.
Ancora contrapposizione tra capitale e lavoro?
Ti auguro di non aspettare tanto per coinvolgere chi lavora con te, trovando modelli nuovi, creativi, originali e personali per far funzionare al meglio la tua attività e contribuire alla crescita ed al benessere di chi collabora con te, cioè il tuo punto di forza!
Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero. Albert Einstein
Grazie per la tua attenzione e ciao!
PS: ti è mai capitato di usare il verbo DOVERE, riferito a qualcuno che volevi agisse in un certo modo?
Es: “Deve fare questo perchè lo pago!”
Ti è anche capitato di subire questa frase?
Che effetto ha prodotto su di te? Ti sei sentito molto motivato e hai dato il meglio o…?
PSS: vedi anche http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000431.html
PSSS: non perderti il post di domani! Ci sono i segreti di un vincente!
ottimo, non avremo più necessità di altre riviste e rassegne per essere informati a dovere.
Ti darò altri commenti appena approfondito meglio la conoscenza della rubrica.
Ti ringrazio e ti invito ad esplorare quanto vorrai, esprimendo opinioni, impressioni, solleciatazioni e pareri.
Il tuo feedback, come quello che auspico ricevere da ogni lettore, è utile a me e a chiunque legge e leggerà queste note.
Buona giornata.