Ti ho più volte parlato dell’importanza delle parole,
di quanto esse siano in grado di dipingere il mondo che vediamo e quindi di influenzare le scelte, l’oggi, il domani, l’ieri.
Oggi ti riporto a questo tema e ti propongo un esempio interessante e simpatico, altamente qualitativo.
Per farlo, mi servo delle parole di Stefano Bartezzaghi, in Lapsus, la sua rubrica si Repubblica.
CINQUANTA
Case chiuse e gabbie salariali come proposte novità;
il nucleare e la fedeltà atlantica come orizzonti generali.
Gerontocrazia ovunque, dai leader over-70 agli stopper verso i 40;
scuola come noioso parcheggio di interscambio;
goliardia; donne-oggetto; letteratura gastronomica e/o a tendenza elegiaca;
religiosità esibita e genuflessa davanti a prelati di implacabile rigidità, esteriore pure quella;
tengo famiglia; amanti; status symbol automobilistici;
cinema, tra neorealismo e commedia all’italiana; unorismo filisteo contro bersagli di maniera;
molto calcio; mobilità problematica per carenza di infrastrutture;
lavoro non garantito e subordinato alla prostrazione fantozziana;
vacanze con visite in gregge a siti che non interessano, il pensiero fisso all’ora dei pasti;
meticolosi picnic con cucina da campo in spiaggia e bucce di cocomero galleggianti in mare;
ignoranza iattante.
Manie e mode di massa, che tirano concordemente al brutto, allo sguaiato e al decibel;
forme dialettali e sgrammaticature a tutti i livelli;
sistemi elettorali capziosamente verticistici;
deferenza pretesa e ottenuta dai potenti; insussistenza dell’Altro.
Ma gli anni Sessanta arriveranno anche questa volta?
Quando lessi queste parole, un paio di volte, notai come le mie impressioni ed emozioni cambiavano, man mano che nella mia mente si andavano dipanando le immagini evocate.
Puoi concludere con un sorriso di simpatia, o amaro, o con una smorfia di rabbia, di importenza, di indifferenza.
Ma comunque le parole non sono mai neutre, né se le rivolgi a te, né se sono indirizzate ad altri, definiti o indefiniti che siano.
Buona Giornata!
Ps: Auguri Roberto!