Attenzione! Attenzione parziale continua in agguato! (parte 1^)

Oggi ti parlo di un difetto che da tempo lavoro per correggere… non dico estipare del tutto, ma almeno limitare significativamente nelle caratteristiche e negli esiti.
Quando andavo a scuola e lo sguardo si disperdeva verso gli alberi del cortile, la maestra parlava di distrazione.

Oggi, che sono responsabile di me stesso, dei miei successi ed insuccessi, di ciò che faccio minuto dopo minuto, scopro che la distrazione si è trasformata in attenzione parziale continua, un nemico da trattare con grande attenzione, perchè, come un virus, si insinua dentro di noi, influenza compotamenti ed atteggiamenti, senza che che ce ne accorgiamo.

E così è un supplizio resistere a tutti i gadget che mi trovo sulla scrivania dove mi siedo a lavorare: telefono, cellulare con telefonate e sms, e-mail, blog e siti internet a totale disposizione… Mi posso considerare quasi fortunato per il fatto che la mia imbranataggine telematica mi precluda l’utilizzo di messaggeria istantanea, Skype, Facebook….

Eppure, anche senza queste modernità, scopro spesso quanto l’antica finestra fosse in realtà innocente, poichè tutto sommato la mia mente, l’immaginazione, la curiosità, si perdevano lentamente all’interno della sua cornice, e talvoltà lo sguardo si perdeva nel vuoto.

Ora invece le distrazioni sono molto più aggressive, una volta che sei entratto in contatto con loro, ti accalappiano, di rivelano una matrioska che da un livello ti sprofonda in altri successivi, senza soluzione di continuità e portandoti anni luce lontano da ciò che stavi facendo…

… e rilascindoti solo minuti e minuti dopo alla tua attività di provenienza, inebetito per tuto il tempo trascorso nel frattempo!

Ovviamente non senza aver prima dato un’occhiata all’e-mail!

E se Sharon Stone mi avesse cercato nel frattempo…

Bene, quanto tempo è passato da quando ho distolto lo sguardo dal mio lavoro?

Quanto mi infastidisco nel vedere quanto tempo è passato?

Bene, allora mi conviene certamente raffinare la mia capacità d’attenzione, costruendo attorno ad essa una parabiola che la concentri e la diriga.

Hai presente un faro? è formato da una lampada e da uno schermo posto attorno ad essa che evita che la luce si disperda e invece la focalizza sul particolare che deve essere illuminato. Che tutto il resto sia buio, questo poco importa.

Che ne dici?

Per fare più luce, chi ha inventato il faro non ha aumentato la lampadina, ma ha limitato la dispersione, introducendo ed ottimizzando la parabola.

Allora, per migliorare il mio benessere ed i miei risultati non debbo aumentare – magari con farmaci o sostanze – la mia attenzione, quanto limitare le distrazioni.

Per oggi basta, se no ti…. distraggo!

A proposito… se non l’hai già fatto, REGISTRATI ORA ad Obiettivoefficacia!

A presto!

Andrea

Ps! dimenticavo…

Ciao!

7 comments

  1. …condivido e darei anche un’altra definizione: riappropriarCi del “Nostro Tempo”.
    Buona giornata
    Maria Faranda

  2. Ciao Andrea,
    sono molto interessato all’argomento, in quanto, da parecchio tempo mi ritrovo coscientemente distratto e questo non và bene…..anche perchè stò sbriciolando lentamente tutte quelle piccole/grandi cose che fanno parte della mia vita…professionale, sentimentale,sociale. Non riesco a trovare “il bandolo della matassa”, se non per brevissimi momenti, sicchè……..mi colpevolizzo inutilmente, senza risolvere le questioni. Stò messo male?????, mi scuso in anticipo sulla forma letteraria, ma provo a scrivere nello stesso modo in cui mi sento, infatti condivido il tuo pensiero, preferisco lasciare una piccola traccia di me, anzichè riempire il commento di paroloni inutili.
    Ti ringrazio e ti invio i miei più cordiali saluti.

  3. Ciao Andrea,
    complimenti per questo VideoPost doppio!

    L’argomento gestione del tempo come hai ben detto è molto legato al focus dell’attenzione su ciò che stiamo facendo. Mi vengono in mente tutti i “tempi morti” della giornata che potremmo rendere produttivi, come ad esempio fare la fila alla posta piuttosto che dal medico o in banca, invece lasciamo morire quel tempo (che non tornerà più indietro) che tra l’altro sembra non passarci mai a differenza di quando siamo focalizzati sul nostro lavoro, in una conversazione amichevole, o varie in cui il tempo come hai detto tu sembra volare.

    Allora mi chiedo, sarà una questione di interesse?

    Nel senso se mi interessa veramente una cosa allora mi concentro solo su di essa e il tempo vola, mentre per le cose che non mi interessano tipo fare la fila alla posta per spedire un pacco il tempo sembra non passare mai…

    Grazie a te per lo splendido lavoro che stai facendo!

  4. Grazie a te Daniele e complimenti per il tuo lavoro, che invito tutti a visitare ( basta cliccare sul nome “Daniele”, qui sopra.
    Come dici tu i tempi morti sono quelli che noi lasciamo morire; dipende da come noi vediamo il nostro tempo! Lui è neutro, solo che non torna; per il resto dipende molto da noi.
    La tecnologia che ci distrae ci può anche aiutare: il mio ipod mi aiuta nei viaggi, nelle soste all’aeroporto, nelle attese dei ritardi, purtroppo frequenti, ecc.
    Un cellulare multimediale mi può permettere di fissare idee e perchè no, videopost ben caldi!
    Però allora quel tempo non è più morto, perchè io ho deciso di renderlo vivo.
    La vita (il tempo) dipende dai nostri pensieri (e, ovviamente, da azioni e da abitudini conseguenti.
    Ciao e grazie.
    Andrea

  5. Tutto ci chiede attenzione. Siamo arrivati al punto che per pubblicizzarsi una catena di distribuzione di prodotti per arredamento ha assoldato delle persone per affiggere piccoli adesivi su lampioni, cancellate, fermate dell’autobus. Probabilmente pensano che gli spazi dei grandi cartelloni, gli spazi pubblicitari televisivi, gli sms, le mail, gli spot radiofonici siano già inflazionati. Allo sguardo restavano per riposarsi pochi luoghi, un muro, coperto spesso da scritte tracciate con lo spray o segni incomprensibili fatti con un pennarello a punta grossa, un albero, sul quale l’edicolante ha trovato il modo di appiccicare la pubblicità di una nuova rivista. A tutto c’è un limite, anche alla attenzione. E piuttosto che addestrarci ad una maggiore capacità di essere presenti alle situazioni ed ai messaggi (peraltro, in primis, quelli verbali e non verbali di chi ci sta accanto, o a quelli che noi stessi ci lanciamo nello sguardo sullo specchio o sui brufoli o un mal di pancia..) penso che si tratti di attivare un processo a togliere, a liberare. Piuttosto che pulire le orecchie meglio riabituarci al silenzio. Piuttosto che subire milioni di immagini che la notte rielabora in mostri ed in storie inverosimili, chiudere gli occhi e riaprirli davanti ad uno spazio che non chiede niente in cambio. Solo di vederlo.

  6. ciao Andrea
    in questo periodo mi prendo il tempo di leggere le tue email, cosa che prima facevo buttando un occhio qua e là di corsa senza soffermarmi. Mi sento di proporti un parere dal mio punto di vista e dalla mia esperienza di vita.
    Ho passato “anni” dispersivi……..Erano gli anni i cui dedicavo anima e corpo al lavoro senza mai darmi tregua per altro. In quegli anni posso dirti che spesso durante la giornata probabilmente dormivo ad occhi aperti, con dispendio di tempo e energia. Poi ho conosciuto metodi di rilassamento e mi sono prefissata degli obiettivi di stacco dal lavoro. Da quel momento la mia attenzione sul lavoro è “fissa” in quanto sò che se sono produttiva mi rimane più tempo per me stessa. La mia mente è rilassata e quindi sveglia in quanto con i metodi …. riesco ad essere leggera. Le dispersioni di energia e di tempo sono finite. Credo che comunque, come in tutte le cose, se si hanno obiettivi tutto risulta più facile. Alla prox….

  7. Ciao Elisabetta e grazie per la tua saggia attenzione.

    Come disse Oscar Wilde…

    “La vita è ciò che succede mentre noi pensiamo ad altro”

    A presto!

    Ci conto.

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