Quanto era importante per Rocco l’impostazione tattica di una partita? Quante energie mentali vi dedicava?
Molte meno che alla messa in scena del suo teatrino.
Un pò perchè era un altro calcio, più semplice, che richiedeva meno approfondimenti. Un pò, anzi tanto, perchè essendo stato giocatore sapeva benissimo che è inutile, anzi dannoso gonfiar troppo la testa ai giocatori, perchè poi sul campo sono loro a interpretare la partita.
Prima la lezione di vita, prima la serenità e la giusta tensione dell’ambiente per ottenere le motivazioni ideali.
Poi la tattica, la partita, il risultato.
Gigi Garanzini ed Enzo Bearzot, da ‘Nereo Rocco’ Mondadori 2009
Cosa dicono i “mental coach” di tante società sportive?
Ciao Andrea.
Spesso dicono tutt’altro, come se l’allenatore fosse l’unico membro indispensabile del gruppo.
Ma non è cosi!
ciao
l’insegnamento di Nereo Rocco va molto d’accordo con la mia concezione di come va gestito un gruppo di lavoratori specialmente se si tratta di lavoratori di uno studio professionale.
Poca tattica, poche e semplici istruzioni e poi via a liberare le proprie caratteristiche personali e caratteriali innanzitutto e in seconda battuta le capacità professionali. Credo possa valere per tutti i lavori e Vi assicuro che quando si lascia che un proprio dipendente esprima al meglio le proprie qualità senza troppi assilli il risultato del suo lavoro sarà sempre ottimo.
Voi datori di lavoro ma anche dipendenti/collaboratori cosa ne pensate?
Buona Pasqua a tutti.
Sergio
Ricordo una bellissima serata tv in cui, attorno ad un tavolo di legno scuro – saldo e massiccio ma non pesante – Garanzini ed altri saggi di Eupalla festeggiarono i settant’anni del Vecio, mangiando pane e formaggio e stappando una bottiglia del ’27.
E’ un ricordo che mi fa sentire piacevolmente ‘fuorimoda’!
Ad maiora.