Insomma, ti raccontavi un sacco di storie.
Si, è la prerogativa dei somari, raccontarsi ininterrottamente la storia della loro somaraggine: faccio schifo, non ce la farò mai, non vale neanche la pena di provarci, tanto lo so che vado male, ve l’avevo detto, la scuola non fa per me… La scuola appare loro come un club molto esclusivo di cui si vietano da soli l’accesso. Con l’aiuto di alcuni professori, a volte.
Daniel Pennac, Diario di scuola, Feltrinelli
Ognuno sa bene come leggere queste righe.
è proprio così andrea; pennac la sapeva lunga.siamo noi stessi che ci precludiamo la possibilità di accesso alle nostre possibili conquiste; siamo noi che abilmente, a volte inconsapevolmente ma poi nemmeno così tanto, diciamo a noi stessi che quell’obiettivo è irraggiungibile. il ruolo della vittima è molto più comodo di quanto si possa credere, la vittima non ha bisogno di faticare perchè è giustificata non farlo,giustificata dalla società e soprattutto giustificata da sè stessa.perchè entrare nella bolgia, combattere con gli altri quando si può abilmente autocostruirsi delle ottime scuse?la vittima si sente migliore di tutti, non ha bisogno di competere, vincerebbe la sfida in partenza, è più intelligente degli altri, più acculturata, più saggia..ma mentre gli altri Vivono la loro vita lei non può far altro che vivere la vita degli altri, rimanendo a guardarli, sempre con quell’occhio di superiorità che nasconde solo paura,tanta paura.