L’articolo che ho proposto ieri, tratto da Corsera e firmato da Alessandro Gerevini, ci porta a vivere, seppur nell’esperienza rarefatta di un articolo di giornale, perdipiù riflesso da un blog, la cornice culturale ed emtiva nella quale un popolo così distante da noi si trova ad interpretare dei ruoli sociali che ci paiono tanto distnti dal nostro modo di sentire, al punto che l’articolista li definisce “disumani”.
Volendo così sottilineare come l'”umano” sia il non riuscire a controllare le proprie reazione e il non assumere un punto di vista che non sia solo individuale ma anche collettivo.
Il grande senso di appartenenza alla collettività è un altro degli elementi fondamentali da tenere in considerazione. In un Paese in cui l’identità nazionale si forma soprattutto attraverso il gruppo, piuttosto che il singolo, anche in situazioni di emergenza estrema è importante non uscire dai propri spazi, rispettare le regole. Soltanto così è possibile mantenere l’ordine sociale e conservare la propria identità. In questo, i samurai sono stati maestri: e il loro spirito, oltre che nei manga, sopravvive nel Dna del popolo del Sol Levante. Nelle prossime settimane di sicuro i giapponesi continueranno a fare quello che gli è stato insegnato, a cercare di controllare il proprio dolore, ad aiutarsi a vicenda rispettando le regole.
virgolettato tratto dal testo citato
Come è bello ed arricchente poter fare i conti con cornici diverse dalla propria, avendo cura di non ettichettarle e banalizzarle a priori.