In questi giorni stiamo assistendo, spesso attoniti e stupiti, ad uno strano dualismo tra un sistema delle imprese che si sta muovendo con dinamismo e dà vivaci segnali di ripresa ed un contesto economico nazionale ed europeo, che induce invece al dubbio ed al pessimismo.
Che fare in questa situazione? Personalmente sono convinto che la partita si giochi su due piani ben distinti, tra un’economia reale ed una virtuale, influenzata da fattori ed attori molto lontani da noi e spesso poco interessati a quello che una volta era chiamato il bene comune.
Credo che ad ognuno di noi spetti una parte, piccola o grande che sia; una componente essenziale è rappresentata dal voler con decisione salvaguardare il capitale economico, di esperienza, di competenze rappresentato dalle moltissime piccole e medie imprese italiane, curandone la crescita e l’evoluzione, i passaggi di proprietà e le fasi di ricambio generazionale.
Ogni azienda che chiude lascia un vuoto difficile da colmare, soprattutto se si tratta di un’impresa produttiva.
Penso che questo sia il compito di ognuno di noi, qui ed ora.
Grazie per l’attenzione.
Riporto qui di seguito un recente intervento che Roberto Saviano ha scritto in occasione del Premio Ilaria Alpi:
“Il talento di Ilaria Alpi è quello che mi piace ricordare ed è quello che credo possa essere, come per Giovanni Falcone, il suo vero lascito. Falcone non è stato solo un giudice di coraggio e di schiena dritta, ma è stato un genio del diritto, ed è stato ucciso come Ilaria Alpi, per la sua bravura. Ricordarlo, significa dirci che abbiamo il dovere di essere bravi. Certo dobbiamo indignarci, ne abbiamo il diritto. È necessario protestare, ma dobbiamo anche e soprattutto fare bene il nostro lavoro. L’unica speranza che vedo per il nostro Paese è proprio questa: contare sulla nostra bravura. L’Italia è piena di talenti, bisogna ripartire da lì. Ricevere questo premio è come ricevere un ordine: sii sempre migliore.”
Ciascuno di noi, “banalmente” facendo bene il proprio dovere, può essere un po’ un eroe del nostro tempo.
La chiusura di un’azienda è l’insuccesso di tutti quelli che direttamente ed indirettamente ci collaborano. Ferma restando questa mia convinzione, penso condivisa da chi opera nel nostro settore, quello che succede nel mondo economico e in particolare in quello italiano è frutto di approssimazione, scarsa sensibilità verso i problemi altrui, e grande incompetenza in materia di programmazione economica e finanziaria.
Troppo facile non decidere e rimandare al 2013/2014 i problemi reali, ammesso che sia vero, la mia domanda è: ma l’Italia sopravvive fino a quelle date?. Soprattutto riusciamo a non fare la fine di Argentina e Grecia prima che la nostra classe dirigente inverti la rotta e faccia realmente qualcosa per salvare il nostro bel Paese?
Effettivamente ci credo poco e soprattutto non vedo persone in grado di poter e VOLER prendere decisioni importanti per grandi cambiamenti.
Faccio una domanda a margine e lascio poi a te l’ultima parola: ma se lo Stato non vende i BOT entro settembre, visto che l’asta è sempre rimandata, riuscira a non andare in default per il pagamento degli stipendi? e illudono gli italiani con il miraggio delle ferie, i nostri dipendenti partono felice ma nessuno gli dice che al rientro forse non troveranno la loro azienda?
Spero di sbagliarmi………………………………………. ma io le ferie non le ho prenotate!!!!!!!!!
A me piace prendermi cura particolare della mia zona d’influenza, considerando certo, ma senza troppi patemi, quanto va oltre essa.
Non si tratta di disimpegno, quanto di volontà di impegnarmi concretamente dove so che posso fare la differenza, grande o piccola che sia.
Questo migliora il mio lavoro e la mia vita.
Poi, se tutto cade, ma non credo, almeno fino a lì mi sono divertito.