In premessa, penso che sia necessario ammettere che esiste il passaggio generazionale, che non è scontato e che non si limita a insegnare al figlio come lavorare, all’assegnarli una scrivania e appendere i diplomi alla parete.
Fondamentale è valutare la spinta motivazionale del figlio, la reale volontà del padre a concedere spazio e responsabilità al figlio e chiarire il ruolo del figlio agli eventuali dipendenti.
Vista la premessa, sarei disposta a investire molto tempo per pianificare con attenzione il pg.
Dal pdv umano un buon pg implica la serenità di padre e figlio, il consolidamento del loro rapporto e l’armonia dell’ambiente aziendale.
Dal pdv produttivo genera migliori risultati grazie alla chiara ed equilibrata definizione dei ruoli.
Un cattivo pg porta al contrario della risposta alla domanda 2: figlio immotivato o represso, clima di lavoro e famigliare nervoso e conflittuale.
Quanto sarei disposta a spendere? E’ la risposta più difficile.
Il pg non si traduce solo in numeri, è coinvolta la componente emozionale/psicologica.
Il valore in € della gestione emozionale non deve essere basso. L’accettarlo dipende dalla sensibilità degli attori del pg e dalla volontà ad affrontare il dolore (non solo dell’importo della parcella) che smuove il toccare le corde famigliari.
Buon fine settimana da Chiara.