Nei giorni scorsi sui principali organi di stampa è turnato di prepotenza il tema della produttività che in Italia è cresciuta assai poco negli ultimi anni.
Lavorare di più? No, la soluzione sta nel lavorare meglio, poi forse si riuscirà a lavorare anche meno di quanto si lavori oggi.
Il tema di una corretta gestione delle risorse interessa assai anche i professionisti, la cui attività è ad alta intensità di lavoro qualificato.
Nel momento in cui i prezzi sono sostanzialmente bloccati, se non in diminuzione, l’unico modo per non perdere margine di guadagno è operare sui costi, evitando sprechi inutili.
In questo modo si riesce anche a migliorare l’ambiente di lavoro e la motivazione, fatto tutt’altro che secondario.
A questo e a molto altro offrono risposte concrete i tre nuovi seminari pensati espressamente per dare una mano a chi affronta ogni giorno questo periodo di crisi economica, senza rassegnarsi a subire.
Grazie per l’attenzione.
La produttività è data dalla quantità prodotta in rapporto all’unità di lavoro, dunque, per definizione, l’aumento della produttività è il risultato o di più prodotto per la medesima unità di lavoro, o della stessa quantità di prodotto per una minore unità di lavoro. Questo mi ha sempre portato a criticare ferocemente la norma che, nell’applicare la detassazione, favorisce il lavoro straordinario e lo parifica agli accordi per la produttività (quella vera). E’ una norma ignorante e antieducativa.
Grazie Claudio, hai ragione e condivido pienamente il tuo pensiero.
lavorare di più non aumenta la produttività, ma semmai, la produzione.
In realtà il salario variabile viene utilizzato solo per aumentare la retribuzione, non per promuovere la competitività.
Ciao