Migliorare produttività e competitività

Il tema dell’efficienza, della produttività è un tema importante.

E’ un tema che assolutamente non va trascurato, anche se può apparire scomodo da affrontare e gestire.
E il bello è che noi Italiani sappiamo bene come fare, perché negli anni settanta la nostra produttività era ai vertici mondiali. I nostri genitori e i nostri nonni posero basi solidissime ed assai efficaci, ahimè ora molto incrinate.
Queste cose le dice bene il Rapporto sul mercato del lavoro a cura del CNEL.

In quarantanni siamo precipitati dalla testa alla coda della classifica della produttività, scavando un fossato tra noi e le economie più attente a questo tema.
I margini si sono drasticamente ridotti, sia per via dell’aumento dei costi dei fattori produttivi impiegati, sia per le diseconomie interne che hanno ulteriormente gravato i conte delle imprese e degli studi professionali.
Neppure gli investimenti massicci in tecnologia sono stati in grado di arginare questa debacle, anzi in molti casi, come negli studi professionali, l’informatica applicata ai processi produttivi ha richiesto profondi cambiamenti e rivisitazioni dei profili di competenza degli addetti, senza che questo processo di crescita professionale venisse adeguatamente programmato e condotto.

Questo perché? Perché il lavoro è più complesso, in termini di modalità di realizzazione, di brevità dei tempi di consegna, di frenetico susseguirsi delle scadenze. E dunque è importante prestare attenzione ai modi ed ai metodi con i quali il lavoro viene svolto, ai sistemi di direzione, gestione e controllo di aziende e studi professionali.

Lasciare al buon senso del singolo la scelta delle modalità organizzative del lavoro rappresenta ormai una scelta riduttiva ed alla lunga perdente; molto spesso equivale a lasciare al caso una scelta assai importante in termini di efficienza e di redditività dell’impresa o dello studio.

Certamente quarant’anni di declino stanno a significare, secondo me, che la disattenzione verso la produttività ha assunto una dimensione di abitudine, influenzando (negativamente)  la cultura del lavoro di titolari ed addetti. Addirittura l’introduzione delle tecnologie di automazione dei processi sembra aver dato alle machine ed ai software la parola (e la responsabilità) in materia di organizzazione del lavoro, perdendo in questo modo lo sguardo d’insieme sul lavoro e quella capacità di personalizzare e di innovare che larga parte ebbero nel successo italiano durante il boom economico del secondo dopoguerra.

Non occuparsi della produttività del proprio lavoro, dello studio professionale, dell’impresa è un grosso errore, significa fare molto fatica per ottenere scarsi risultati, rinunciando a conquistare gratificazioni e soddisfazione altrimenti a portata di mano.

Meglio affrontare la situazione; ecco come.

2 comments

  1. Migliorare la produttività è sempre stato al centro dei miei pensieri. Oggi, dopo 20 anni di attività come consulente del lavoro e circa 6 come professionista in materia di valorizzazione del capitale umano, posso dire che due sono le leve della produttività; la prima è quella di porsi degli obiettivi e saperli porre alla prorpia squadra, traducendoli in esempi semplici e duplicabili da chiunque, la seconda è racchiusa in una frase che a me piace molto : “ciò che viene misurato viene fatto”. Se non puoi quantificare e dettagliare ciò che vuoi ottenere sarà difficile che tu possa raggiungerlo.

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