Formazione organizzativa (può aggiustare le cose!)

A dire il vero, il mestiere che aveva sempre sognato non esisteva. Da ragazzo, al paese, aveva come l’impressione che un sacco di gente non fosse al posto suo, o prendesse una strada sbagliata unicamente perché non aveva le idee chiare. E immaginava un uomo di infinita saggezza, e soprattutto di infinita perspicacia, al tempo stesso medico e sacerdote, un uomo in grado di intuire con un’occhiata il destino delle persone […] Un uomo da consultare come si consulta un medico. Una specie di accomodatore di destini. E non solo perché intelligente […] ma perché capace di vivere la vita di chiunque, di mettersi nei panni di chiunque (La prima inchiesta di Maigret: 87).

Quando era giovane e fantasticava sul futuro, non si era forse immaginato un mestiere ideale che, malauguratamente, nella vita non esiste? Non l’aveva mai detto a nessuno e non aveva mai pronunciato quelle parole, nemmeno fra sé e sé, ma avrebbe voluto fare il «raddrizza-destini». D’altra parte, ed era una cosa piuttosto curiosa, nella sua carriera di poliziotto gli era capitato abbastanza spesso di rimettere in carreggiata persone che i casi della vita avevano indirizzato su una cattiva strada (Maigret e il corpo senza testa: 50).

Simenon creò Jules Maigret, “il Commissario” per antonomasia, probabilmente nella convinzione che certe vite non possano essere lasciate andare così come sono. Per questo nei romanzi faceva incontrare al personaggio in difficoltà la mente acuta ed il cuore buono di Maigret.

In fondo sono convinto che quello che si cela sotto un processo di formazione organizzativa sia sia proprio questo; attraverso un lento, ragionato e progressivo immedesimarsi nel contesto altrui, spesso non solo aziendale ma anche personale, iniziare a comprendere ciò che sta alla radice di una difficoltà, di un rifiuto, di una chiusura.
Iniziare a rendersi conto in modo diretto di situazioni, storie, pregiudizi, tensioni, così come sono percepite e vissute dai protagonisti, permette di cominciare a tessere i fili di una relazione, che si basa sulla credibilità personale del docente e costruisce sulla reciproca fiducia, offrendo ai propri interlocutori massicce dosi di attenzione e capacità di ascolto.

Questo modo di trattare i temi organizzativi non si limita affatto a trasmettere nozioni o pacchetti di conoscenza, ma concorre a riscrivere, un po’ alla volta, la realtà del quotidiano di un’azienda, un ufficio, un reparto. Cioè a non dare per scontato lo status quo, ma a lavorarci in modo diretto, concreto e coinvolto, per fare in modo che non si ripeta soltanto ciò che è, ma accada ciò che potrebbe essere.

Mi stupisce sempre notare come le persone che incontro in azienda e nei corsi considerino generalmente immutabile e definitivo il “mondo” in cui vivono e del quale spesso si lamentano, mentre con un po’ di accortezza e di buona volontà, di attenzione al dialogo e di apertura al conflitto, si possono affrontare e gestire molte situazioni, apparentemente bloccate, risolvendole o almeno migliorandole sensibilmente.

Sono convinto che già far capire che e come si possa “metter mano alle cose”, sia un meta-apprendimento di grandissima rilevanza. E’ necessario, oltreché utile, aiutare a comprendere quale ruolo ognuno di noi gioca in un’organizzazione e quanto sia importante il grado di responsabilizzazione individuale, per far in modo che il lavoro si trasformi in qualcosa di interessante e motivante e non solo nella triste e deprimente disgrazia che ci attende ogni mattina.

Grazie per l’attenzione che mi dedichi e per quanto, SONO CERTO, vorrai fare per diffondere questi concetti!

Il BLOG è a tua disposizione.

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