
Cambiamento, cambiamento…
La rima è con tormento?! Ok, se ne parla tanto, ma con quanta convinzione? Qual è la percezione “media” del cambiamento, necessità o opportunità?
E qual è l’emozione sottotraccia che si sviluppa all’idea del cambiamento? Positiva o negativa? Di serena aspettativa e curiosità o di scura premonizione di fatiche e delusioni?
Gestire il cambiamento significa anche prendersi carico di come esso viene vissuto da tutte le persone che sono chiamate in causa.
Stiamo parlando della narrazione del cambiamento, cioè di come esso viene reso intellegibile e “fatto vivere” a coloro che saranno chiamati a metterlo in atto, grazie agli sforzi ed alle fatiche del quotidiano.
Narrare è importante, soprattutto quando il soggetto della narrazione è immateriale, qualitativo, interpretabile.
Narrare significa, connotare, riempire di senso e di contenuto, andando a definire riferimenti chiari e comprensibili per tutti coloro che sono coinvolti.
Narrare richiede passione, metodo e costanza. La narrazione non si inventa lì per lì, né nei modi né nei contenuti.
Affrontare il cambiamento e parlarne in modo efficace rappresenta una importante azione della leadership del capo, che è chiamato a costruire le condizioni affinché i propri collaboratori siano in grado di comprendere e non rifiutare le nuove proposte e a definire la scena nella quale essi possano poi sentirsi motivati a mettere in atto tutti quei piccoli o grandi nuovi atteggiamenti e comportamenti che il cambiamento comporta.
Parlare di cambiamento significa rivolgersi alla pancia più che alla mente di una persona; la persuasione lavora sulle emozioni e sugli stati d’animo, non sul piano prettamente razionale delle motivazioni tecniche, dei documenti formali e di meccanicismi che poco hanno a che fare con le persone.
E chi fa la differenza in questo importante processo se non il capo, anche intermedio, con la sua capacità di leadership e di narrazione? Qual è lo storytelling che propone al “suo pubblico” e quanto riesce ad affascinarlo, coinvolgerlo, motivarlo? Ma egli stesso come vive il cambiamento; come una scelta, una necessità o è addirittura costretto ad occuparsi di qualcosa in cui non crede?
Chiaramente il capo racconterà “ciò che realmente pensa ” rispetto al cambiamento e questa concorrerà a fare la differenza. Innanzi tutto se parlerà, magari in modo distaccato alla testa dei suoi colleghi, o si occuperà di parlare alla loro pancia, in modo convencente e comprensivo, teso a generare realmente condivisione e ad aiutarli a superare le naturali diffidenze e paure verso il nuovo.
Vuoi davvero gestire il cambiamento?! Allora cerca di recuperare una delle più antiche tecniche di comunicazione e persuasione; vivi e racconta una storia in cui tu, per primo, credi davvero.
Il cambiamento non è sempre così semplice da affrontare, sia che sia tu a volerlo o meno. Le difficoltà sono sempre tante. Per mia esperienza personale, da qualche mese a sta parte, ho iniziato un percorso che mi sta portando a percorrere una strada dove il cambiamento è all’ordine del giorno! In azienda, specialmente, si è creato un clima completamente diverso da quello che c’era prima..comportamenti e modi di fare diversi,sia miei che dei miei dipendenti, hanno fatto in modo che da entrambe le parti ci sia una maggiore consapevolezza dei cambiamenti che da oggi in avanti ci saranno..ci sono momenti duri, ma affrontabili! Certo è che bisogna credere in quello che si fa, ma ancora di più credere in quelle persone che ti hanno portato a capire quanto importante sia credere in se stessi…e che spero continueranno a sostenermi e ad essere di supporto nei momenti difficili..