
Ma che si fa se in un’azienda tutto (o almeno molto) sembra andare per il verso storto e chi ci lavora non vede un po’ di luce all’orizzonte?
Alcune opzioni possono essere: andarsene verso lidi migliori, oppure adeguarsi all’andazzo complessivo, rinunciando ad essere lavorativamente se stessi e accettando di venire svuotati da chi non vuole o no sa far funzionare un’azienda.
Ma che si fa se in un’azienda tutto (o almeno molto) sembra andare per il verso storto e chi ci lavora non vede un po’ di luce all’orizzonte?
Alcune opzioni logiche possono essere:
- andarsene verso lidi migliori,
- oppure adeguarsi all’andazzo complessivo, rinunciando ad essere lavorativamente se stessi e accettando di venire svuotati da chi non vuole o no sa far funzionare un’azienda.
Ma c’è una possibilità ulteriore? Io credo di sì.
Può essere che una persona non se la senta di andarsene, per paura, legame con l’organizzazione ove opera, abitudine…, ma che non voglia neppure annullare sé stesso in un piatto qualunquismo professionale.
Penso sia possibile armarsi di coraggio e prendere una decisione contro-intuitiva, comportandosi “come se” si fosse in una situazione che permette, anzi favorisce, il massimo impegno e la somma determinazione verso il proprio lavoro.
Che ci guadagna chi decide di comportarsi in questo modo:
- si annoia di meno, evitando di entrare in un loop di progressiva demotivazione;
- lavora sulla propria capacità di resilienza, competenza sempre attuale ed oggi più che mai;
- si mantiene fresco e vivo professionalmente, cosa che non fa di certo male, qualora decidesse di fare il salto verso un lavoro diverso;
- costruisce comunque una credibilità personale ed una reputazione propria, che nessuno gli può togliere e che rappresenta per lui un’assicurazione sulla propria occupabilità.
Certo, anche per fare tutto questo serve molto coraggio; ma anche darselo è una scelta!
Grazie per la tua attenzione!
Completamente d’accordo.
Certo, non è facile, però è molto utile per non allenare l’errore.
Se continui ad impegnarti, a fare la cosa giusta, ad affrontare la salita, allora ti stai allenando per quando arriverà (e stai certo che arriva) il momento in cui dovrai non solo continuare a motivare te stesso ma anche gli altri che avrai scelto per la tua impresa.
Buona sera Dott. Pozzatti,
Anch’io sono d’accordo e condivido la scelta di essere “contro-intuitivi” come Lei la definisce.
Concentrarsi su quello che si fa cercando di dare il meglio per sé stessi e per l’azienda per la quale si lavora fa bene all’autostima.
E’ una scelta che costa molta fatica personale anche perché di fronte alle cose/persone che non vanno può risultare appunto pesante essere assertivi e resilienti.
Mi sembra inoltre di poter rimarcare che se i c.d. “contro-intuitivi” aumentano di numero, e magari diventano maggioranza, possono cercare “dal basso” di dare un fattivo contributo a cambiare in meglio le sorti della azienda dove lavorano.
O almeno spero che ciò sia possibile …………………………………………
Grazie.
Stefano Piron
Decidere di essere contro-intuitivi richiede grande forza di volontà, coraggio è una buona autostima.
Un buon allenamento, insomma!