Ti piace stare (s)comodo?

Se da bambini non avessimo accettato di evolvere, affrontando la novità e l’incertezza, ma anche accettando la possibilità di non riuscire, non avremo imparato molto ed oggi saremmo molto più limitati.

Per fortuna non è andata così, almeno fino a quando non abbiamo deciso (anche se inconsapevolmente) di rintanarci nelle nostre abitudini.

Ma questo non aiuta di certo le prestazioni, la produttività e la capacità di definire e raggiungere obiettivi di livello.

Il cambiamento spesso non piace, spaventa, confonde. Quando va bene, da un lato attira per la novità che nasconde, dall’altro respinge per il timore che generalmente genera l’ignoto. Il cambiamento va “lavorato”, agito e non subìto.

Cambiare significa assumere nuove abitudini, uscire dai propri limiti e scoprire nuovi spazi di azione, miglioramento, crescita.

Significa anche imparare ed ampliare le proprie conoscenze e capacità; questo è strategico in un mondo che cambia rapidamente!

Mi piace porre l’attenzione sia sul pensiero, sia sul fare. Il pensiero del miglioramento, della crescita, dello sviluppo è importante, ma va seguito in modo costante e determinato dall’azione.

Un’azione quotidiana, costante, determinata, tesa a raggiungere risultati ed a comunicare a se stessi una tangibile positività, fatta di gradini percorsi e superati.

[La micia che si vede in foto viene messa “in gabbia” per il tempo strettamente necessario al suo trasporto. Noi siamo sicuri di fare altrettanto?]

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