
Più di trent’anni fa ebbi la fortuna di incontrare e scoprire un libro che si rivelò poi fondamentale per la mia crescita personale e professionale: La sfida della complessità, con un contributo importante da parte di E. Morin, sociologo e saggista francese, iniziatore del pensiero complesso.
Quella lettura mi aiutò a comprendere l’importanza di non trascurare mai la complessità e la potenza di cambiamento e sconvolgimento delle abitudini consolidate, che racchiude in sé.
Una vera e propria rivoluzione, dalla quale siamo stati e ci sentiamo ancora investiti e che continua a mettere in discussione ed a condizionare il nostro modo di intendere la realtà e di l’immaginare il mondo, le modalità attraverso le quali acquisire la conoscenza e sviluppare le competenze.
La complessità ci sfida, facendo irrompere prepotentemente l’incertezza nelle nostre conoscenze, minando i miti, che a lungo hanno definito la visione del mondo. Se da un lato essa causa la fine delle certezza, dall’altro rende necessaria una trasformazione delle domande e delle risposte su cui è basato il nostro agire quotidiano.
Insomma, la complessità continua a plasmare l’orizzonte dell’ambiente in cui ci muoviamo e di conseguenza condiziona la nostra attribuzione di senso ai contesti a cui decidiamo di appartenere o con cui interagiamo.
Nei giorni scorsi ho partecipato ad un convegno dedicato a comprendere pienamente il ruolo del digitale nell’evoluzione della produzione e dell’organizzazione aziendale. Dunque, il tema della complessità è sempre sul tappeto, magari ulteriormente acuito dall’estrema velocità con cui oggi si manifestano cambiamenti anche dirompenti.
L’idea di riuscire al semplificare il tutto (cioè ridurre la complessità a mera difficoltà) attraverso tecniche e sistemi, anche raffinati, o addirittura mediante il ricorso ad una salvifica tecnologia, credo sia definitivamente tramontata. Tali scelte vanno bene per situazioni difficili, ma prevedibili, nelle quali il metodo di pianificazione e controllo funziona nel complesso bene, che si appoggia sull’esperienza e dunque sul passato.
Ma in un contesto liquido e che tende a cambiare molto velocemente, servono strategie elastiche, che riescano a “copiare” il cambiamento, senza perdere velocità e dinamismo. E’ importante riuscire a cogliere i trend fondamentali, evitando di perderseli a causa dei paraocchi dell’abitudine, abbandonando formule meccanicistiche.
E non dimenticare MAI il ruolo fondamentale che possono svolgere le persone.
La competenza fondamentale per guidare un’organizzazione ed una squadra diviene la capacità di costruire il contesto desiderato, attraverso uno storytelling che aiuti a conferire senso e a generare fiducia, favorendo la collaborazione e lo sviluppo della consapevolezza organizzativa e dell’intelligenza collettiva.
Per poter fare questo serve maturare la capacità di leggere il contesto, attraverso una buona apertura mentale, capacità di ascolto ed empatia; senza trascurare la capacità di pensiero complesso. Velocità, capacità di leggere i trend, visione sistemica, unitamente al necessario coraggio di tendere comunque al risultato, mettendoci passione, capacità di leadership e fiducia in sé e nel futuro.
Grazie per la tua attenzione.