
La cultura organizzativa rappresenta uno degli strumenti più efficaci nelle mani dell’imprenditore.
Ma l’esito dipende dall’uso che egli fa di questo strumento, tanto potente quanto poco conosciuto e considerato.
Intendiamoci; l’ignoranza non scusa, ma va comunque tenuto conto che stiamo parlando di una delle dimensioni più sottili dell’organizzazione, invisibile e solo raramente citata.
E proprio perché invisibile e perché di essa si parla molto poco, forse si ritiene che sia ininfluente, o comunque che la sua azione sia scarsamente rilevante.
Ahimè, non è così! La cultura aziendale contribuisce ogni giorno a stringere o a sciogliere i vincoli che bloccano il libero agire dell’imprenditore nella sua azienda.
Di più; la cultura organizzativa, se caratterizzata da rigidità e scarsa collaborazione, diviene come un muro di gomma contro il quale ogni tentativo viene rimbalzato goffamente all’indietro, malgrado la determinazione di chi lo sta portando avanti.
Ma allora, come ci si comporta di fronte a questo mostro invisibile?
La prima mossa sta nel comprendere bene, che la cultura si costruisce ogni giorno, passo dopo passo, azione dopo azione. Lo schema che segue illustra chiaramente questo concetto.

Dunque l’imprenditore che vuole davvero svincolarsi dai limiti di una cultura negativa o rigida, deve prendere in mano la situazione, agendo con determinazione in tre mosse:
- All’inizio deve mettere a fuoco la situazione esistente in azienda, i punti di forza e i limiti della cultura che al momento caratterizza la sua organizzazione;
- Fatto questo, può cercare di inquadrare quali elementi del suo stile di direzione abbiano prodotto i principali elementi che formano la cultura esistente, sia quelli positivi che i negativi. La cultura organizzativa costituisce infatti il prodotto, sedimentato nel tempo, dell’azione manageriale. Evidentemente, analizzandola si può risalire ai punti di forza dello stile del leader, ma anche evidenziare le zone d’ombra, dove conviene mettere in campo scelte gestionali diverse.
- Un buon capo non pensa di aver ragione a prescindere, ma valuta i risultati che ottiene ed è interessato a migliorare la propria azione, anche analizzando gli errori commessi; il monitoraggio della cultura esistente può costituire un prezioso alleato.
In questo modo l’imprenditore che non vuole rimanere prigioniero dei vincoli determinati da una cultura organizzativa, riesce a prendere in mano la situazione e a rendere coerente alle proprie esigenze il modo di pensare, agire e relazionarsi delle persone che operano assieme a lui.
Può accadere, che questa analisi si riveli difficile, sia per la tendenza ad essere indulgenti verso i propri errori, sia per via della tendenza ad assuefarsi anche alle storture che invece andrebbero rimosse; in questi casi conviene appoggiarsi ad un occhio esterno esperto ed oggettivo (anche perché non connesso emotivamente).
E la cultura organizzativa della tua impresa (o del tuo studio professionale) com’è? Ti soddisfa o ti fa assumere una smorfia di insoddisfazione?
Asseconda o frena la tua voglia di intraprendere?
Ti fa saltar giù dal letto di buon mattino per iniziare con entusiasmo e determinazione ogni nuova giornata di lavoro?
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Come pensi di agire?