
Annodare è moooolto semplice! Si può fare senza pensare, in scioltezza.
Sciogliere i nodi, invece, richiede pazienza, competenza e una bella dose di umiltà.
E fatica.
Il lavoro di ogni giorno richiede fatica, spesso molta fatica.
Quanto più viene svolto senza attenzione e metodo, tanto maggiore è la probabilità che una parte della fatica spesa non vada a costruire, ma, ahimè, a bloccare o, addirittura, a demolire.
Questo accade perchè l’agire quotidiano contribuisce a creare nodi, a generare vincoli; avere coscienza di questo è importante. Possiamo dire che, nel medio lungo periodo, salva la vita, non solo professionale.
I nodi bloccano seriamente il lavoro e l’azione di un imprenditore o di un professionista, ne appesantiscono lo slancio, fiaccano l’entusiasmo.
Proprio quest’ultimo è l’aspetto peggiore; il nodo richiama un oggetto statico, immobile, quasi inoffensivo. Invece l’apparenza inganna, si rivela un buco-nero, che ingoia energia in ogni momento e la quantità aumenta col passare del tempo, senza soluzione di continuità.
Energia che possiamo chiamare in molti modi: serenità, determinazione, positività, creatività, dinamismo, empatia…
Queste fondamentali componenti della vita quotidiana vengono progressivamente drenate dal nodo, che con esse si alimenta, vero tumore delle relazioni. E spesso non ci si rende conto della fatica messa in campo, per alimentare costantemente questo nostro “nemico”.
Tutto ciò che possiamo realizzare passa necessariamente attraverso le relazioni, sia con noi stessi che con le persone che ci circondano, soprattutto le più vicine. Quelle relazioni creano e danno forma all’ecosistema nel quale viviamo e lavoriamo; qual è il senso di avere attorno a noi un microcosmo poco accogliente o addirittura avvelenato?
Sappiamo bene che nelle relazioni non ci può essere nulla di dovuto o forzato, altrimenti la tenuta, nel medio/lungo periodo, non regge.
E gli obiettivi importanti, i traguardi veri, richiedono tempo, costanza, continuità. Il segreto è nelle relazioni, nella capacità di avviarle, coltivarle e farle crescere; nella pazienza di ascoltare e di ritornare sui propri passi, se necessario; nell’umiltà di scusarsi e nella consapevolezza di dover dare, sempre, per poter ricevere.
Sono convinto che queste piccole/grandi attenzioni siano alla base della leadership personale, intesa come consapevolezza di sé nel contesto sociale, prima ancora che professionale e lavorativo, come senso del limite ed interesse verso il prossimo. Si, interesse, perché se coloro con cui ti relazioni non ti interessano realmente, finisci solo per “usarli” per i tuoi scopi; e questo lo si nota. O meglio loro lo notano e, un po’ alla volta si irrigidiscono e allontanano, per quanto nelle loro possibilità.
Quando questo accade, la fiducia scema e rimane l’interesse personale; dalla condivisione si passa all’egoismo.
Non serve spiegare come questa situazione accorci o addirittura seghi le gambe al gruppo, al team, all’ufficio, alla struttura aziendale. Dopodiché, non è affatto semplice riprendere le redini delle relazioni e provare a ripartire; la crepa, seppure incollata, si vede.
Meglio dunque, se lo vuoi, che ti fermi, prima di sentire quel “crack” nefasto.
Forza!