
Già, quante volte capita di sentire questa frase: “il mio cliente….”
Ma siamo proprio sicuri che sia corretta?
Chi, fra cliente e fornitore, di norma sceglie se stabilire, proseguire, cessare il rapporto commerciale?
Direi che, tranne in rarissimi casi, la scelta è del cliente; sei d’accordo?
Quindi, più che “il mio cliente”, si dovrebbe dire “l’azienda di cui sono fornitore”.
Perché credi voglia porre l’attenzione su questo particolare, che a prima vista può sembrare del tutto insignificante?
Per una questione di atteggiamento; se consideri “tuo” un cliente, cioè acquisito, stabile, corri il rischio non prestare tutta l’attenzione che serve, per mantenere vivo quel feeling che lo ha portato a sceglierti.
Addirittura, accade frequentemente che i clienti migliori, quelli che rispettano gli impegni, che pagano regolarmente, che si fanno sentire solo quando serve, vengano messi in secondo piano, rispetto a quanta attenzione viene dedicata a quelli invece che si fanno attendere, che devono essere sollecitati per i pagamenti, che si lamentano frequentemente.
Una strategia commerciale decisamente poco sensata! Non trovi?
Beau Toskich, nel suo simpatico quanto graffiante testo Verbal Driver, pone una domanda tanto cruda quanto intrigante:
Cosa hai fatto oggi, per far innamorare di te il tuo cliente?
Appunto, cosa hai fatto? Posto che fare bene quello che hai promesso al cliente (e spesso non è scontato neppure questo) non basta?
Forza!