
Mi piace usare questa metafora per parlare dell’importanza di fare una periodica manutenzione delle relazioni interpersonali all’interno degli ambienti di lavoro.
Il quotidiano preme, assorbe, inghiotte e non sempre lascia il tempo e la serenità per condividere e collaborare.
E allora si strappa, si alza la voce, si semplificano troppo le situazioni, rischiando di trascurare le diverse sensibilità presenti nel gruppo.
Piccole ossidazioni, tracce di ruggine, scalfitture, che ostacolano lo scorrere delle relazioni e rischiano di moltiplicare gli attriti.
Soprattutto se nessuno se ne prende cura, facendo come detto una periodica manutenzione, volta a limitare i danni e l’usura, che altrimenti la vita lavorativa e la trascuratezza generano sul sistema aziendale.
Quindi?
Allora il responsabile dell’organizzazione deve alzare la testa dalla produzione, fermare il sistema, metterlo attorno ad un tavolo e iniziare a dedicarsi ad un’opportuna manutenzione, che si rivelerà vantaggiosa e gratificante.
Ma attenzione, è solo il titolare che può avere l’autorevolezza per occuparsi di questo passaggio delicato della vita quotidiana, lasciando spazio a opinioni e a punti di vista individuali, ma evitando prevaricazioni e sterili rivendicazioni individuali.
L’obiettivo è riuscire ad arrivare ad un punto fermo migliorativo, che costituisca il nuovo riferimento, basato su rispetto reciproco, chiarezza nella comunicazione, attenzione al collega, al quale tutti i membri dell’organizzazione debbano fare riferimento nei propri atteggiamenti e comportamenti quotidiani.
Forza!