
Ma la zona confort di un operaio come si e’ contratta?
Mi sono fatto questa domanda pensando a XXX e YYY, insomma alle industrie che hanno una certa dimensione, dove ovviamente nei reparti non si può fare smart working e alla paura di perdere il lavoro si aggiungono i disagi di lavorare (vedi la prima che ha già ripreso parzialmente) bardati con mascherine, tute, guanti, controllo della temperatura, etc…
A me sembra che, rispetto agli impiegati, per gli operai sia molto più dura.E quindi i capi intermedi che gestiscono queste maestranze quali nuove competenze e attenzioni devono acquisire?
Anche rispetto alla cassa integrazione, gli impiegati sono privilegiati rispetto agli operai.
Che fine farà nel percepito il senso di appartenenza e il gioco di squadra?
Riporto volentieri questa considerazione, che ritengo assolutamente pertinente e centrata.
Che dire?
Ancora una volta la chiave di lettura sta nella capacità del management e dei capi intermedi di affrontare la situazione con capacità di adattamento ed empatia.
In una situazione di assoluta eccezionalità come questa, difficilmente chi dirige, ma anche i subordinati, potranno fare ricorso ad una precedente esperienza analoga, da applicare con certezza di risultato.
Sempre più fondamentale diviene l’abilità nel trattare con le persone; rapporti fluidi e aperti aiutano ad ottenere impegno, motivazione e collaborazione da parte degli operai, in modo da attuare in modo efficace e tempestivo i cambiamenti necessari. In questa fase, ignorare sentimenti ed emozioni, ricorrendo ad un approccio puramente gerarchico, difficilmente porterà ad ottenere risultati.
Si tratta dunque di sforzarsi ad affrontare domande nuove, per le quali le risposte andranno costruite un po’ alla volta, accettando errori e novità, ma riuscendo comunque a navigare nel cambiamento mantenendo ben salda la direzione e riuscendo a ridefinire le modalità di attuazione dei valori aziendali. La capacità di leadership infatti si manifesta anche attraverso il mantenimento del senso della possibilità, cioè alzando lo sguardo e ricordandosi di avere una direzione da seguire.
Non lasciarsi andare alla deriva, rappresenta un indubbio valore in termini di autorevolezza e di rassicurazione del personale, soprattutto ora che bisogna serrare le fila e trovare la forza per imparare a collaborare a distanza di sicurezza.
Certamente, poche volte come in questo caso, il problema riguarda allo stesso modo ogni gerarchia aziendale e nessuno se ne può chiamare fuori, delegando la responsabilità e l’impegno al livello sottostante.
Bene ha fatto la responsabile del personale di un’ottima industria a conduzione familiare, a spiegare concretamente alle maestranze, perché gli impiegati avessero continuato a lavorare, senza entrare in cassa integrazione come i colleghi dello stabilimento; lo scopo è stato quello di mantenere il raccordo con i clienti e cercare nuovi ordini, per consentire una vera ripresa, non appena ce ne fosse stata la possibilità.
Management e capi intermedi possono impegnarsi a lavorare sulla capacità di ascolto e sulla costruzione di relazioni aperte e chiare con i sottoposti. L’empatia potrà davvero aiutare a rendere più incisiva e persuasiva l’azione del capo, quanto più questi accetterà di aprirsi alla comprensione delle emozioni dei colleghi, per riuscire ad interpretare una nuova costruzione di senso del lavoro e dell’impegno quotidiano, dove la produttività ed il benessere organizzativo dovranno per forza di cose fare i conti con i nuovi standard imposti dall’emergenza.
Ma anche questa potrà diventare per il management un’occasione per vivere maggiormente a contatto quotidiano con la realtà attuale della produzione, supportando capi intermedi ed addetti nel comprendere come migliorare il più possibile le operazioni di fabbricazione e logistica e la fruibilità dei luoghi di lavoro, nel rispetto delle prescrizioni sanitarie.
In questo modo la fatica e magari anche la paura del singolo possono essere contenute ed affrontate, attraverso il gioco di squadra, in modo da non mettere nessuno nelle condizioni di chiedersi:
Ma chi me lo fa fare?
Insomma, se mai possibile, la comunicazione interpersonale assume un ruolo ancor più determinante. Nel momento in cui il diradamento spaziale allontana le persone, la qualità delle relazioni ha la responsabilità di superare queste distanze e lavorare per rafforzare il clima interno.
La leadership del buon capo aiuta ad usare le parole, scegliendo con cura le cose essenziali da dire al momento giusto, tenendo conto dell’effetto che produrranno. In questo delicato frangente, egli potrà anche imparare a dosare con saggezza e prudenza il mix fra controllo della performance e relazione, ricercando un rapporto fiduciario e riuscendo a tenere motivata la propria squadra in modo da metterla in condizione di lavorare bene, costruendo un po’ alla volta una normalità nuova e rassicurante.
Avere una buona consapevolezza delle proprie emozioni, attraverso la capacità di ascoltarle e gestirle, aiuta il leader a comprendere meglio quelle altrui; in questi momenti emerge potente il valore delle competenze legate all’intelligenza emotiva.
Grazie per l’attenzione e Forza!
Grazie, Andrea
i Tuoi articoli sono molto interessanti e condivido i contenuti.
Un saluto, Mariarosaria