
“E proprio non me lo sarei aspettato…” (Ma davvero?!?)
Un tema ricorrente e sempre caldo nella dialettica con imprenditori e professionisti è l’investimento sul personale e la conseguente esigenza che esso rimanga per un certo tempo fedele all’impresa, per “ripagare” i costi di formazione e sviluppo delle competenze.
Piccole e medie imprese e studi professionali, forse mai come ora, sono alle prese con una sistematica difficoltà nell’individuare risorse motivate a crescere e a diventare capaci di lavorare in modo autonomo e responsabile. E sappiamo bene quanto le piccole organizzazioni siano legate alla qualità del proprio capitale umano per poter essere competitive e soddisfare il cliente! Ma anche per vivere in modo positivo il lavoro quotidiano, trovando appunto ogni giorno la voglia e il coraggio per mettere in campo tutto quel che serve per portare avanti il progetto imprenditoriale, malgrado la difficile congiuntura che da qualche anno ci accompagna.
E non sto certamente parlando di figure ad alta specializzazione, ma semplicemente di lavoratori capaci di “metterci del proprio” e che non si comportino come meri esecutori di “procedure” (che spesso nelle piccole realtà non sono nemmeno codificate).
Ma torniamo a bomba; se l’obiettivo è quello di fidelizzare (almeno) le persone-chiave per riuscire a trattenerle, quali strumenti e metodi conviene utilizzare, per evitare di rimanere “scoperti” proprio sul più bello?
Partire con il piede giusto!
Il miglior modo per far sì che una collaborazione significativa si sviluppi in modo positivo e duri nel tempo, richiede di avere le idee chiare sulla figura ricercata; solo in questo modo la si potrà individuare con una buona dose di certezza e le si potranno comunicare in modo chiaro e comprensibile le aspettative aziendali.
Per quanto tutto ciò possa sembrare logico, se non addirittura quasi ovvio, ti assicuro che non avviene frequentemente, con la conseguenza spiacevole di incorrere (quasi da subito) in incomprensioni e fraintendimenti che inevitabilmente complicano la relazione e favoriscono lo sviluppo di atteggiamenti di insoddisfazione e demotivazione; esattamente il contrario di quanto ogni imprenditore vorrebbe invece ottenere.
Capirsi bene!
Non sempre il titolare dedica attenzione e tempo a spiegare il proprio progetto a chi poi è chiamato a realizzarne delle parti, anche significative. Per questo invito a non trascurare assolutamente l’importanza di condividere la direzione e le tappe fondamentali, nonché i tempi, del percorso che la risorsa andrà a svolgere. E questo sia che si tratti di un nuovo inserimento, sia che si faccia riferimento ad una progressione interna.
Come era solita ammonire mia nonna: “Patti chiari, amicizia lunga!”
L’ambiente di lavoro
Il contesto è assolutamente importante, perché funge da contenitore della relazione che lega titolare – dipendente – struttura. In periodi complessi e turbolenti come gli anni che stiamo vivendo, l’ambiente di lavoro può davvero diventare un’oasi di relativa serenità e certezza, a patto che il leader se ne prenda espressamente cura e non lasci nulla al caso.
Mi sembra chiaro, come lo stare bene al lavoro sia di per sé un buon motivo per non cambiare, senza richiedere aumenti di stipendio, concessioni di benefit o altro. Ritengo sia anche evidente come un ambiente positivo di lavoro favorisca la produttività e agevoli la comunicazione interna e come tutto questo si riverberi a valle sulla soddisfazione del cliente.
Riconoscere l’impegno
Gratificare mente e spirito del collaboratore, senza pensare (illudendosi follemente!) che lo stipendio sia l’unica forma di gratificazione attesa.
“Semplici” riconoscimenti a livello umano, flessibilità di orario e/o organizzative, momenti di ascolto… è ampio il ventaglio delle forme di attenzione verso il personale; attenzione che, non va mai dimenticato, paga sempre!
Non vado oltre, ma già in questi semplici punti, puoi trovare le basi per favorire il benessere del tuo personale, aumentare la fedeltà all’impresa e con essa promuovere l’efficacia dell’organizzazione e la soddisfazione del cliente.
Ti auguro buon lavoro, allora; i tuoi collaboratori se lo aspettano da te!
Forza!
Buondì Dott. Pozzatti,
ho trovato l’articolo molto interessate e pieno di spunti che possono aiutare nella riflessione e nelle decisioni che ogni imprenditore deve assumere quando inserisce nuove risorse umane nell’organico aziendale.
Segnalo che, a mio avviso, anche considerato che in Italia abbiamo la peggiore performance dei trattamenti economici a livello europeo parametrata agli ultimi 20 anni, che la questione salariale/retributiva sia ormai ineludibile e che debba essere tenuta in giusta considerazione dagli imprenditori.
In altri termini quello che verifico ogni giorno è che una parte maggioritaria dei lavoratori cambia lavoro soprattutto per migliorare le proprie condizioni economiche …… sembrerebbe quindi che le pacche sulle spalle a volte non bastano!!!
Lascio a Lei, se lo ritiene, ogni approfondimento.
Un caro saluto
Stefano Piron