Il metodo che svincola l’Imprenditore

La chiave del mio lavoro sta nel metodo che ho ideato e messo a punto e che utilizzo abitualmente, come un fido ed ubbidiente compagno. È frutto di trent’anni di esperienza e di riflessione su ciò che vivo ogni giorno nelle aziende. Il mio metodo per il nostro lavoro; sì, dico nostro perché lo svolgiamo assieme.

Assieme affrontiamo e raddrizziamo le cose che non funzionano in azienda e costruiamo le basi per una progressiva autonomia operativa. Sono convinto che proprio questo sia il senso della mia vita professionale e del mio lavoro; considero questa la mia personale missione in questo mondo e ce la metto proprio tutta, mi ci applico pienamente, perché è quello che mi piace fare davvero e sento e mi dicono mi riesca bene. Mi sta a cuore la libertà dell’imprenditore, che amo vedere interagire in modo determinato ma sereno con la propria azienda.

L’obiettivo del mio lavoro è costruire un percorso che conduca verso una sempre maggiore autonomia dai problemi spiccioli di ogni giorno e permetta di guardare oltre, sviluppare, crescere, progredire.

Ecco come opero, quando l’imprenditore mi chiama per occuparmi della sua amata impresa:

  1. ASSORBIMENTO: MI PRESENTO E CI CONOSCIAMO A FONDO

Il primo passo è importante; da un buon inizio scaturiscono solo effetti positivi.

Dopo un primo colloquio col cliente entro in azienda per assorbirne le abitudini, i comportamenti, i vizi e le virtù quanto più possibile ed in breve tempo.

A dire il vero, prima di entrare mi piace guardare le aziende dall’esterno; inizio dal sito, ma dedico anche molta attenzione ad osservare il cancello, la recinzione, il piazzale, la porta d’ingresso, la sala d’attesa, i corridoi, gli uffici, la macchina del caffè….

Sono particolari solo apparentemente minimali, ma in realtà raccontano molte informazioni, che basta saper cogliere. Una volta entrato dedico la stessa attenzione a conoscere gli ambienti e le persone che li vivono. Curo la costruzione di un rapporto aperto e chiaro con tutti quelli con cui interagisco; sono loro ad introdurmi in azienda e a presentarmela un po’ per volta.

Punto a costruire rapporti basati sulla fiducia e da parte degli interlocutori trovo sempre una grande disponibilità a parlare, ad esporre problemi, timori, perplessità, cioè tutte quelle condizioni che non facilitano le relazioni ed il funzionamento dei processi.

Essere nuovo al contesto aziendale mi permette di coglierne i particolari e le sfumature, senza venire condizionato dall’abitudine; allo stesso modo le persone si sentono più libere nel parlare e spesso ne approfittano per “inviare messaggi” a titolari e colleghi; tutto questo si rivela ovviamente prezioso per la mia analisi.

Fin dal primo giorno riesco a comprendere molte cose, che mi aiutano a continuare l’esplorazione; tutte le esperienze maturate negli anni si rivelano utilissime per entrare meglio in sintonia con le persone, assumerne il linguaggio, comprendere le situazioni che descrivono.

[“Avendone conosciuti molti, ma pochi di seri, a volte mi chiedo quale è il vero valore di un Consulente. Il termine purtroppo è usato e abusato. Spesso, si dice, chi non sa fare, insegna. Il Consulente è quella persona che osserva in silenzio, e lascia che la macchina Azienda si muova.”]

Mi accade spesso di stupirmi di come la maggior parte dei lavoratori sia disponibile ad aprirsi; in certi casi sembra non aspetti altro, quasi che per anni fosse stata compressa ed impossibilitata ad esprimersi.

Fortunatamente le cose non stanno quasi mai così, ma è anche vero che la comunicazione aziendale si limita generalmente a ciò che serve a far andare avanti le cose e questo non aiuta di certo a migliorare il clima interno e a favorire la collaborazione ed il gioco di squadra.

Inizio così ad entrare in simbiosi con le persone e con la cultura organizzativa e riesco a comprendere le situazioni, individuando i punti di forza e quelli di debolezza. Accumulo immagini, parole, espressioni, senza trascurare neppure quei piccoli dettagli che spesso fanno la differenza.

Mi piace parlare con le persone non solo durante i colloqui, ma anche affiancandole nel loro ambiente di lavoro; vivo l’azienda, i reparti e gli uffici: osservo le relazioni e scopro le abitudini.

Vorrei potermi trasformare in un oggetto d’arredamento per influenzare ancor meno la scena; certo non è possibile, ma ormai riesco comunque ad inserirmi efficacemente in ogni nuova realtà.

 

 

  1. ELABORAZIONE: INQUADRO LE PRIORITA’

Dalla fase di assorbimento porto con me una valanga di informazioni macro e micro sia sull’azienda che sulle persone.

Tratteggio un’immagine della struttura formale dell’azienda, ma individuo anche le relazioni informali, che sono estremamente importanti per definire le opportunità di manovra e le possibilità di cambiamento. Quindi incrocio queste due dimensioni ed evidenzio sovrapposizioni, aree scoperte e nodi nelle relazioni.

 

Elaboro il materiale raccolto; lo riordino, incasello e inizio ad attribuire significato sia ai dati ed alle informazioni, sia alle impressioni ed alle percezioni raccolte anche in modo indiretto o non esplicito. Le situazioni si presentano sempre come una matassa ingarbugliata, che un po’ alla volta svela il capo e si lascia dipanare. Man mano, emergono le priorità su cui agire e le persone sulle quali investire. Inizio a vedere quella che sarà la situazione finale verso cui l’imprenditore deve guidare l’azienda; gliela presento e discutiamo a fondo tutti i nodi incontrati e le possibili soluzioni.

[“Spesso, si dice, il Consulente racconta di cose che avevi già visto da solo. È vero, ma il consulente efficace le racconta e le spiega ad un’altra frequenza: suonano nella tua testa come un gong, che ti risveglia dal torpore della routine, e dalle cattive abitudini, o dai pregiudizi che lui non ha. Perché tu vivi immerso nella tua storia e invece lui è la sentinella di cento storie e quasi quasi conosce un po’ il finale della tua…”]

Si! C’è sempre una soluzione e il mio lavoro sta proprio nel trovarla e nel renderla percorribile. È la strada che svincola l’imprenditore dalla schiavitù del quotidiano!

  1. PIANO D’AZIONE: DEFINISCO LA ROTTA

Quello che restituisco all’imprenditore è un piano d’azione dettagliato, chiaro, trasparente. Evidenzio gli obiettivi da raggiungere, le tappe intermedie e gli strumenti da usare. Ogni azienda ed ogni situazione meritano un approccio distinto e particolare e applico il metodo avendo a disposizione un ampio ventaglio di esperienze, casi e strumenti ai quali attingere per personalizzare la proposta ed il percorso, costruendo una soluzione veramente su misura per i problemi riscontrati.

La finalità non è tanto spiegare le cose, ma dare risposte efficaci, aiutare a fare, a cambiare, a mettere concretamente mano alle cose che non vanno per migliorarle. Mi interessa costruire armonia, serenità, efficienza, positività nel clima e rispetto reciproco per quanto riguarda le relazioni interpersonali, curando la comunicazione interna, la distribuzione dei compiti, la collaborazione fra soci e collaboratori e la capacità di competere sul mercato. Seguo particolarmente lo sviluppo dei ruoli intermedi (capo officina, reparto, ufficio, ecc.), che per esperienza sono snodi organizzativi tanto delicati quanto importanti per il buon funzionamento dell’azienda ed il benessere dell’imprenditore.

Le piccole e medie imprese soffrono molto la mancanza di queste figure o la loro insufficiente efficacia, con ripercussioni evidenti in termini di efficienza operativa e di capacità di ottenere i risultati auspicati.

[“Ero pieno di lavoro e di problemi, di collaboratori che combinavano di tutto e di più, ed ero caduto nella auto consolazione di molti: “il personale mi fa impazzire”. Quando un giorno, in una lezione volante di alcuni minuti davanti al mio locale, mi hai spiegato cosa è la Delega e come va attuata. È cambiato tutto. Nel pomeriggio ho ripetuto più volte le tue parole ai miei dipendenti migliori. Ero entusiasta e felice per aver ricevuto quella chiave, quella visione, che aveva spostato l’asse attorno a cui ruotava il mio piccolo pianeta. Ancora oggi sorrido guardando certi episodi, quando sono seduto a tavola da alcuni colleghi che, purtroppo per loro, non hanno incontrato te.”]

Allo stesso modo dedico particolare attenzione ai passaggi generazionali, che si rivelano sempre momenti estremamente delicati della vita dell’impresa, durante i quali si mostra molto sottile la differenza fra una buona continuità aziendale e l’entrare in difficoltà o addirittura in crisi.

Lavoro anche sulle relazioni interne e sulla comunicazione verso l’esterno, poiché si tratta di aspetti della gestione ampiamenti sottovalutati, mentre la loro incidenza su risultati, clima interno e soddisfazione del cliente è assolutamente rilevante. Insomma, quello che a me piace sintetizzare con la formula: fare ordine e costruire clima.

  1. RISOLUZIONE: AFFIANCO NELLA MESSA IN OPERA

Una volta condiviso il programma operativo affianco l’imprenditore ed i collaboratori delegati, prima più decisamente e poi via via lasciando un maggiore grado di autonomia, man mano che mi accorgo che la qualità della relazione con l’azienda aumenta e si fortifica. In questo modo supporto progressivamente i programmi di cambiamento e il raggiungimento di livelli crescenti di competenza ed efficacia, permettendo alle persone ed all’azienda di evolvere in modo dinamico e stabile, senza dover spendere eccessive energie emotive ed organizzative.

[“Il Consulente efficace ha in mano una piccola borsa con i suoi strumenti, che sono la pacatezza, la conoscenza, l’umiltà, la fermezza, e ogni tanto li tira fuori e li usa per dare un tocco al macchinario che si era inceppato.]

Obiettivo è rendere libero l’imprenditore nel rapporto con l’azienda, facendo in modo che possa vedersi a proprio agio nel quotidiano, provando sensazioni di efficacia personale e di soddisfazione, superando ansia e tensione dovute ad una limitata capacità di gestione e controllo delle difficoltà e al sentirsi vincolato nelle scelte.

[schema liberamente tratto e adattato da M. Csikszentmihalyi, Teoria del Flow]